La
CREATIVITÀ' é un concetto familiare eppure stranamente elusivo. Uno
degli approcci al problema consiste nel vedere la creatività come un modo particolare di pensare che implica originalità e fluidità, che rompe con i modelli
esistenti introducendo qualcosa di nuovo.
Dal lavoro giovanile di J.P.Guilford
il termine PENSIERO DIVERGENTE risulta quello più strettamente connesso
all'atto creativo. Guilford asseriva che il pensiero divergente è la capacità di produrre una gamma di
possibili soluzioni per un dato problema, in particolare per un problema che
non preveda un' unica risposta corretta. Nel pensiero convergente invece, si
dice che gli individui convergono, invece che discostarsene, sull'unica
risposta accettabile a un problema e producono efficacemente la soluzione.
Tuttavia non si sostiene che il pensiero divergente sia comunque superiore a
quello convergente, o che sbagliamo nel dedicare a quest'ultimo così tanto tempo nelle scuole. Spesso il pensiero convergente
si adatta meglio a un problema particolare e inizialmente dovremmo quindi
considerare il pensiero divergente come complementare a quello convergente,
invece di istituire fra i due tipi di pensiero una sorta di competizione. Ciò che Guilford e altri tentarono di dimostrare è che, dando rilievo al pensiero convergente, siamo stati
inclini a trascurare completamente il pensiero divergente e di conseguenza non
abbiamo fatto abbastanza per l’insegnamento (o lo sviluppo )
della creatività nelle scuole.
Il primo
punto che gli insegnanti devono quindi tenere a mente è che, quale che sia la loro materia, devono essere consci
delle opportunità di incoraggiare il pensiero
divergente negli studenti e sfruttarle quando si presentano.
Secondo J.S.Bruner, il pensiero creativo è olistico (produce cioè risposte che hanno un'ampiezza superiore alla somma delle
loro parti), mentre il pensiero razionale e convergente è algoritmico (produce cioè risposte che sono
inequivocabilmente esse stesse). Entrambi i tipi di pensiero hanno un loro
ruolo fondamentale, ma dovrebbero essere utilizzati per completarsi e
sostenersi a vicenda e non venire in un certo senso considerati come
reciprocamente incompatibili.
Molto interessante....
RispondiEliminaPaola
Trovo estremamente interessante sia l'intervento di Robinson che il commento introduttivo di Mauro: aggiungerei che mi sento decisamente meno sola nel sostenere (come faccio da anni) la necessità di far prevalere una "operosa collaborazione" su una "sana competizione" (che spesso, purtroppo, non è affatto "sana"). Nel Liceo Musicale, forse in modo più evidente, ma non certo esclusivo, rispetto ad altri indirizzi, abbiamo la possibilità di evidenziare talenti, sviluppare competenze, promuovere al massimo la collaborazione: cari colleghi, diamoci da fare con entusiasmo e arricchiamo il nostro dialogo con contributi che diano il via ad una piena armonia interdisciplinare nell'intera scuola!!!
RispondiEliminaAngiola